Rivoluzione Samp, a Palermo Sottil si gioca la panchina
Rispetto all’ultima, pessima esibizione nella scorsa stagione, in casa Samp sembra passata un’era glaciale. Il solo Depaoli, tra gli undici doriani di quella serata così triste, potrebbe calcare niovamente la pelouse della Favorita. Per il resto, solo facce nuove, in campo e anche in panca, considerato l’avvento di Sottil al posto di Pirlo.
In compenso il Palermo, che dopo quell’agevole exploit si sarebbe fermato al successivo step, ha mantenuto, specialmente in attacco, l’ossatura, ma il vantaggio della coesione non dovrebbe mutare gli equilibri di un match che, come quello dello scorso maggio, oppone le due grandi deluse della serie B. I rosanero vantano un paio di punti in più, che attualmente significherebbe accesso ai playoff, ma ansimano parecchio e non si elevano da una tristissima mediocrità. Come dire, insomma, che se Atene piange, Sparta non ride.
La batosta di Pisa, se non altro, dovrebbe produrre tra i marinai effetti significativi a livello tattico. Il popolo da almeno un mese sollecitava un abbandono della difesa a tre e finalmente sarà accontentato anche ad una provvidenziale sosta che ha permesso di oleare certi meccanismi. Non è lecito attendersi un’improvvisa fioritura, ma qualche progresso sì. In una squadra che, con qualsiasi formula, manifesta scricchiolii sospetti in fase difensiva, perlomeno si aggiunga un uomo alla fase propositiva, così da rimpinguare un bottino abbastanza scarno di gol. Senza dimenticare che il cambio di sistema metterà a proprio agio il talento più luminoso della combriccola, ovviamente Pedrola, che partendo da quel fazzoletto avanzato a sinistra può disegnare traiettorie magiche e – chissà – mutare le prospettive stagionali blucerchiate.
In Sicilia, comunque, vedremo all’opera l’ennesima Sampdoria sperimentale, condizionata nel suo varo da assenze pesantissime. Passi il forfait di Veroli, annunciato in gran ripresa ma ancora frenato dalla pubalgia, però alle assenze contemporanee di capitan Bereszynski e di due punteros del calibro di Coda e Borini non è così agevole porre rimedio.
Ricapitolando, la coppia centrale arretrata sarà formata da Romagnoli e Riccio, che assolute garanzie non offre ma è da preferirsi all’immaturo Vulikic, ma non si esclude neppure l’esordio stagionale di Alex Ferrari, la cui esperienza potrebbe rivelarsi un toccasana. A destra, mancando Beres, spazio a Venuti, che non è l’ultino arrivato, e a sinistra a Ioannou, bravino ad attaccare e un po’ meno a coprire, ma più affidabile di Barreca e del fresco acciaccato Giordano. In porta tornerà Silvestri.
La mediana a due – ed ecco una novità importante – sarà formata da un regista, Maulensteen (malissimo in Toscana, ma resta un inamovibile) e da un mediano, il ripescato Bellemo, che in un assetto più “osé” rispetto a prima ha il compito di far legna e proteggere.
E Kasami? Proviene da una partitaccia e non sarebbe adatto in un centrocampo a due, sicché si candida per un posto nel tridente di rifinitura, mai così ricco di alternative. Prudenza induce a non eccedere negli attaccanti puri, sicché il settore va miscelato con giudizio. Quasi certo del posto è Akinsanmiro, che potrebbe partire a sinistra se Pedrola non fosse – come auspicato dai più – promosso tra i titolari oppure in posizione centrale, dove è aperta la concorrenza con lo stesso Kasami. E a destra? Il macedone è in ballottaggio ma in lieve svantaggio rispetto a Depaoli, incursore pregevole ma anche gendarme aggiunto, se servisse. Ma attenzione a Benedetti, altra variabile a disposizione di Sottil: a Bari giocava prevalentemente a sinistra e non è tagliato fuori dal ventaglio delle scelte.
In questo quadro peraltro pregno di parentesi, Tutino, bomber alla disperata ricrca di un rilancio, sarebbe la prima punta, il terminale di ogni trama. Anche qui il condizionale è d’obbligo, poiché l’ex cosentino potrebbe arretrare al centro del trio e lasciare le mansioni a La Gumina, fisicamente più strutturato e adatto al ruolo e – particolare non irrilevante- a Palermo nato e calcisticamente cresciuto. In assenza di Coda e Borini, è doveroso pensare pure a lui, dall’avvio o in corso d’opera.
Quali che siano le risoluzioni sottiliane, sarà una Samp ampiamente riveduta e corretta, un po’ per emergenza e un po’ per scelta autonoma. Scontato che attorno ad essa stia lievitando la curiosità ma anche la paura dell’incognito. Di sicuro si gioca parecchio anche l’allenatore, la cui panchina, in caso di ulteriore rovescio, inizierebbe a tremare. Al di là delle ovvie dichiarazioni di facciata rilasciate dalla dirigenza, Sottil è a rischio e ne è conscio. Nell’isola Romagnoli e C. dovranno anche giocare per il loro allenatore. Di sicuro serve un sensibile progresso nel gioco, ma soprattutto nell’attenzione difensiva e nella rabbia agonistica, fattore che tra i cadetti è da sempre determinante.
Il Palermo a livello di individualità è una corazzata. Basti pensare al centrale difensive Nikolau (ex spezzino) ai navigati esterni arretrati Diakite (spesso decisivo anche in offesa) e Ceccaroni, ai centrocampisti Segre, Gomes e Verre (ex doriano non oggetto di vivissimi rimpianti) e ad un tridente offensivo che allinea sulle fasce il fratello d’arte Insigne, il figlio d’arte Di Francesco e al centro uno tra Brunori e l’ex veneziano Henry. Il primo, che la Samp sta corteggiando in vista di gennaio, è immerso in una strana crisi ma resta tra i più forti bomber della categoria e il secondo ha dalla sua un fisicaccio che levati, altra qualità in grado di fare la differenza.
Sugli spalti si accalcheranno ventimila cuori rosanero, ma non è il fattore ambientale a preoccupare (tantopiù che il team siciliano sul terreno amico da anni non è una macchina da punti) bensì… la Samp inquadrata nella propria complessità di eterna incompiuta, squadra ricca di fragilità e insicurezze. Ma è nei momenti più critici che si misura la consistenza di un gruppo.
PIERLUIGI GAMBINO