Settembre 19, 2024

SAMPDORIA: CON PANCHINARI COSI’ TALENTUOSI NON SERVE DARE SPETTACOLO

Prendi i punti e.. scappa. La Samp, grazie a due lussuosi panchinari, espugna nel finale il campo del fanalino di coda Lecco e siccome il calcio si fa beffe di De Coubertin, tutto è bene ciò che finisce bene. E se al proprio successo si abbinano la sconfitta di Palermo e Cittadella e il pari del Brescia nella tana della Feralpi, un urlo di esultanza è più che legittimo.

Conta vincere e i blucerchiati hanno compiuto la missione, diventata oltremodo complicata dall’onesta prestazione dei blucelesti, da un terreno di gioco pesantissimo e, soprattutto, dal mare di assenze che hanno fortemente condizionato le scelte di mister Pirlo.

Coi “se” e coi “ma” si perde solo tempo, ma è pressoché certo che con i vari Depaoli, Borini, Esposito ed un De Luca a pieno regime, la sfida sul lago si sarebbe decisa ben prima del minuto 81. E, per contro, come sarebbe finita la contesa se al 73′ Lepore non fosse incorso in un inspiegabile “raptus” emtrando col piede a martello di Pedrola, che lo aveva dribblato sulla fascia laterale, e lasciando in dieci i compagni, già in riserva di energie?. Vero che la Samp era parsa già da qualche minuto più propositiva, ma senza mai riuscire ad insidiare una sola volta il portiere locale e, francamente, in 11 contro 11 i presupposti per l’impresa non era così nitidi.

Così, come spesso in passato, alla banda di Pirlo è bastato un quarto d’ora, quello finale, di gloria e baldoria per passare all’incasso. D’altronde, non è una colpa bensì un merito poter disporre di panchinari sontuosi, limitati atleticamente e come freschezza da infortuni assortiti ma in grado di sfruttare spazi temporali risibili per portare al successo la propria squadra.

Al 64′ la svolta ad un match sino a quel momento equilibrato nella più assoluta e disarmante mediocrità. Fuori in un colpo Verre e Alvarez, che non avevano toccato boccia (in parte per loro responsabilità, in parte perché isolati in avanscoperta da compagni fuori registro) e dentro Pedrola e De Luca, due titolarissimi deboli solo nel minutaggio. Lo spagnolo non si è limitato a far cacciare Lepore, ma con tre dribbling fantastici ha centuplicato la pericolosità offensiva del Doria. Puntuale nella sua scontatezza, il suo cross da destra nel mischione a centro area, dove De Luca, un rapace, era pronto per la zampata decisiva, che in pratica ha messo i sigilli ad un match più ispido del previsto.

L’ennesimo successo blucerchiato scaturito dai cambi: ma non è in caso. E permetteteci un’ulteriore considerazione: con un Pedrola sempre ai massimi livelli (senza contare i prolungati stop di Esposito e Borini), questa Samp si troverebbe lassù, forse oltre il Parma.

Di sicuro Pedrola e De Luca hanno consentito ai commentatori di alzare fino alla sufficienza le prestazioni davvero sconcertanti di parecchi sampdoriani. Stavolta il peggiore è stato Kasami che, evidentemente, ha finito la benzina, ma che dire di Ricci, spolverato a sorpresa per completare il centrocampo col sacrificio di Darboe e Benedetti, poi subentrati nel corso della ripresa? Ma non c’è stato un solo blucerchiato che abbia lanciato anche flebili messaggi di conforto: neppure la difesa, che in alcune circostanze è stata salvata dalla disarmante modestia degli avanti blucelesti. E nel solo momento critico, ci ha messo una pezza l’attento Stankovic su Inglese. Comunque, in fase propositiva si è assistito ad un desolante “zero” sino ai nobili ingressi nel finale.

Domenica arriva a Marassi la temibile Reggiana, ma la Samp tornerà a indossare il vestito della festa. Il peggio è forse alle spalle. Eppoi, da qui a giugno inoltrato, chi se ne importa dello spettacolo?

                       PIERLUIGI GAMBINO

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