Con Evani al timone tutto come prima, anzi peggio

Evani, sampdoria
Il baratro si spalanca sotto i piedi dei blucerchiati, che perdono con esigue attenuanti la partita considerata più facile da qui a fine campionato. In fondo alla classifica, davanti ad un Cosenza ormai condannato, si assiste ad un’ammucchiata senza precedenti, ma non è questo quadro a preoccupare bensì l’atteggiamento tenuto dalla banda di Evani, apprezzabile solo per una decina di minuti nel secondo tempo.
Choccante l’avvio dei doriani, che al 6′ vanno già sotto a capo di un contropiede orchestrato alla perfezione ma favorito da un inaccettabile sbilanciamento collettivo. Vieira, invece di commettere fallo o di rinculare, affonda il tackle a vuoto e spalanca una prateria ai gialloblù, che passano con l’ex Torregrossa (mai in evidenza nella parentesi genovese) dopo una vana parata di Cragno.
Ci sarebbe il tempo per pareggiare e stravincere il match, ma l’undici scelto da Evani – con due centrocampisti, Depaoli e Benedetti in appoggio a Niang solo soletto – è altamente conservativo, ad onta dei proclami di assalto sbandierati dal tecnico alla vigilia. Quasi impossibile che una squadra imbottita di terzini e mediani possa risalire la china, sicché gli apuani controllano a dovere un avversario molle, prevedibile e confuso e alla mezz’ora si abbracciano nuovamente quando Benedetti infila la propria porta: gioia effimera, spenta dal provvidenziale intervento del Var, che segnala all’arbitro Zufferli un fallo ai danni di Niang in avvio di azione.
Annullamento ineccepibile, ma la Samp – in specie lo statuario Ricci – aveva ancora lasciato spazi pazzeschi agli avversari.
Lo scampato pericolo non scuote gli ospiti, sempre preda della loro mancanza di carattere. Solo un tiro debole di Vieira costringe al lavoro il numero uno Bleve, immerso in un pomeriggio tranquillo. La ripresa decolla con un Akinsanmiro (per il macchinoso Meulesnsteen) nel motore e il coloured si rivelerà tra i più attivi e vivaci, predicando però nel deserto. Progressivamente la Samp assume le redini del match, ma sempre a ritmo dopolavoristico e senza troppe idee. Per registrare un’emozione, a metà tempo, occorre una punizione dal limite guadagnata da Akinsanmiro: la bordata di Niang scheggia ta traversa e finisce sul fondo. Nel frattempo era entrato Oudin per capitan Bereszynski, ammonito, ma di punte pure neppure l’ombra.
I minuti scorrono veloci senza un’impennata, così, all’85’, Evani innesta in un colpo solo le due punte che stavano marcendo in panchina, Coda e Abiuso: la mossa della disperazione, che si doveva attuare subitodopo il riposo e fors, già dal primo tenpo. Le pessime condizioni fisiche del vecchio bomber e il passato non esaltante dell’ex modenese non possono rappresentare una plausibile scisante: da che calcio e calcio, per segnare servono soprattutto gli attaccanti. Importante il ritorno di Borini anche se messo in campo probabilmente troppo tardivamente dal tecnico blucerchiato.
Il serrate doriano, basato su lanci lunghi e immediati verso l’area dei locali, è veemente e sfocia nel palo pieno timbrato da Oudin con un rasoterra dal limite. Un episodio ricco di jella, ma non parliamo di beffa: l’eventuale pareggio sarebbe stato graditissimo e oltremodo pesante, ma avrebbe rappresentato un premio eccessivo per una squadra bocciata in tutti i suoi componenti. A partire dal quarto allenatore stagionale, che pare aver addirittura aggravato i vecchi problemi con certe scelte cervellotiche, dettate solo dalla prudenza.
PIERLUIGI GAMBINO