Aprile 24, 2025

Quei fumogeni hanno ammorbato una atmosfera favorevole

Pinamonti e un autogol dopo il rosso a Tourè, il Genoa passa a Udine

L’imbattibilità del Genoa si arresta di fronte ad una Lazio notevolmente corroborata dal rinvio del match causa il decesso del Papa. Così in campo i biancocelesti, assorbita la stanchezza per i 120 minuti di Europa League, si presentano con tutti i titolari meno lo squalificato Isaksen, mentre il Grifone a sorpresa si schiera con Norton Cuffy centrocampista laterale, Otoa  (all’esordio) terzino per Sabelli e Vitinha centrale al fianco di Pinamonti.

L’avvio è di marca rossoblù con Pinamonti che dapprima impegna il portiere Mandas e qualche minuto più tardi, solo davanti a lui, gli spara addosso la sfera da centro area: un gol mangiato.

Gara in equilibrio, avvincente  ricca di capovolgimenti di fronte, ma al quarto d’ora la Nord, prima semivuota per la protesta (più che legittima) verso la Lega per quegli orari penalizzanti dei recuperi, si riempie in un attimo e subito dal centro della curva inizia a partire un fitto lancio di fumogeni, che ammorbano l’aria costringendo l’arbitro a sospendere il match per sei minuti. Lo stop deconcentra  più i rossoblù che la Lazio, la quale subito dopo la ripresa delle ostilità produce il contropiede decisivo: palla in verticale verso Zaccagni che prende sul tempo Otoa, il quale, a venti metri dalla propria porta, lo spintona in maniera troppo vistosa per passarla liscia: cartellino rosso, ed è una decisione che ci può stare.

La sfida, sino a quel momento equilibrata, si trasforma in un monologo capitolino. Il Genoa si chiude a protezione di Leali, soffre, stringe i denti, ma il destino appare segnato e infatti, al 32′ (ma in realtà si tratta del minuto 26) la Lazio passa grazia ad un cross da sinistra di Pellegrini verso il secondo palo dove Castellanos (che due giorni fa, ancora stanchissimo dopo la fatica di Coppa, era destinato alla panchina), al volo gonfia il sacco.  Partita in archivio? Probabilmente sì poiché il Genoa, con un Vitinha evanescente ed un Pinamonti scomparso dal campo, fatica a riproporsi e patisce non poco l’uomo in meno. Se non altro, lo 0-1 regge sino all’intervallo.

La ripresa decolla senza un nuovo copione. La Lazio tenta il raddoppio senza soverchia convinzione ma controlla da par suo la contesa. All’ora di gioco entra nelle file genoane il baby Venturino al posto dell’evanescente Vitinha e cinque minuti più tardi arriva il game over: l’ex Rovella, assai maturato negli ultimi tempi, lancia alla perfezione in corridoio Dia, il quale da posizione defilata infila nell’angolino più lontano con millimetrica precisione.

Da una parte e dall’altra si infittiscono le sostituzioni, ma il solo evento degno di nota è l’espulsione del laziale Belahyane, che entra durissimo su Thorsby. La parità numerica invita la Lazio a mostrarsi più prudente, ma il Grifo, al di là di qualche discesa del giovanissimo e promettente Ahanor, costruisce solo una mezza palla gol, che Thorsby a centro area “liscia” colpevolmente.

Non succederà più nulla di rilevante. 

Il Genoa ha patito l’assenza di Ekuban e Miretti e anche il contemporaneo inserimento di tre “nuovi” nell’undici base, ma senza quello show indebito decollato nella Nord, la gara si sarebbe potuta sviluppare in modo favorevole ai rossoblù. Forse la Lazio sarebbe riuscita ugualmente ad imporsi, ma quel regalo non ci voleva e adesso, col Toro fuggito dopo aver battuto l’Udinese e il Como che ha raggiunto i rossoblù in classifica, mantenere le posizioni appare più complicato.

                  PIERLUIGI GAMBINO

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