Tre punti piovuti fa cielo, ma questa volta non serviva altro

Evani, sampdoria
In spregio a De Coubertin, stavolta contava solo vincere, poiché la semplice partecipazione avrebbe condotto probabilmente alla serie C. La Samp targata Evani-Lombardo (con Mancio deus ex machina) assolve all’obbligo battendo il Cittadella senza coprirsi di gloria eccessiva, ma l’importante era riuscirci, non “come”.
Una delle gare più incolori dell’annata si dipana su due episodi, lampi nel buio di due squadre che non hanno mai espresso un calcio apprezzabile. Nel recupero del primo tempo, sullo 0-0, abbiamo udito il boato più assordante dell’intera stagione. Non per un gol realizzato dai padroni di casa, ma per quella mano alzata dell’internazionale Abisso, a sancire l’annullamento del vantaggio granata, firmato dal centravanti Owkonwko sugli sviluppi di un corner. In mezzo all’area era una tonnara, ma nessun doriano s’era accorto di nulla: ha provveduto il Var, dopo due minuti di attento riesame, a segnalare un offside del cannoniere, millimetrico sinché si vuole ma reale, facendo esplodere il sollievo dei 27 mila cuori doriani presenti.
Sino a quel momento il team veneto aveva brillato per inconsistenza nella metà campo doriana, facendo così peggio di una Samp che ha tenuto maggiormente palla, ma in mezza gara ha prodotto solo un colpo di testa impreciso di Coda, per il resto surclassato dai gendarmi ospiti e fermo sulle gambe. Il vecchio bomber era il solo terminale offensivo, data l’assenza prudenziale di Niang, vittima di un lieve guaio muscolare. Ai suoi lati, Depaoli e Sibilli non era mai pericolosi, anche perché mal alimentati da un centrocampo – composto da Ricci, Vieira e dal ripescato Benedetti – alquanto lento e macchinoso. Nella mediocrità si stagliavano i difensori centrali Altare e Curto, facilitati nel compito dalla pochezza degli avanti di mister Dal Canto e sulle fasce non demeritava Venuti, più vivo di Beruatto.
La trama doriana era di livello desolante e consola il fatto che il Cittadella facesse anche peggio, limitandosi a lunghi e imprecisi lanci in avanti. Poi, improvvisamente, quel brivido prima dell’intervallo, una stonatura in un confronto così sciapo.
La ripresa non mutava connotati alla sfida, sempre dominata da un “non gioco” esasperante. Mai il portiere ospite Kastrati ha temuto di capitolare sin quando, all’ora di gioco, dalla panca dei locali non è spuntato Niang, sostituto di un Coda ormai spettatore non pagante. A dire il vero è entrato anche Meulensteen per Venuti, ma senza lasciare traccia. Invece il coloured, l’unico uomo di autentica classe nel misero organico blucerchiato, ha subito girato l’interruttore della contesa mostrandosi di gran lunga più vivace e propositivo dei compagni, e vien da penare che con lui in campo sin dal primo minuto il confronto si sarebbe deciso ben prima. La scossa improvvisa si è presto – correva il 66′ – concretizzata nel momento topico: una perla luccicante, una rosa nel deserto: Benedetti dalla destra scaricava verso il centro un pallone a mezz’altezza sul quale si avventava come un rapace Sibilli, abile a torcere il collo e a inzuccare verso il palo interno più lontano. Rete di rara bellezza, oltreché di importanza capitale.
A quesl punto, come temere che i granata potessero risalire la china? Infatti, una delle vittorie più importanti della quasi ottantennale storia blucerchiata è andata in porto senza alcun rischio di una beffa finale.
Anche nel calcio l’orbo vive meglio del cieco, sicché rallegriamoci per questi tre punti piovuti dal cielo e sufficienti per lasciare nel baratro tre antagoniste e per agguantare altrettante sul quartultimo gradino della classifica. Più di così, francamente, non ci si poteva attendere dal turno numero 33 del torneo cadetto. E’ solo il primo passo, utile a scongiurare il peggio, ma Chicco, Attilio, Bobby-Gol e tutti gli altri alfieri della Sampdoro hanno capito che per sfangarla di fronte a compagini più strutturate occorrerà un altro tipo di prestazione.
PIERLUIGI GAMBINO