SAMP NERVOSA E AUTOLESIONISTA, L’ENTUSIASMO E’ GIA’ SPENTO
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Campioni mondiali di tafazzismo, i blucerchiati a Bolzano si buttano via e rilucidano quella taccia di inaffidabilità che era emersa in parecchi capitoli precedenti. Contro un avversario in tutto meritevole di una classifica deficitaria, la Samp, presumibilmente guarita dai due successi consecutivi, offre venti minuti circa di discreto calcio, poi cala vistosamente e diventa vittima di un ingiustificato nervosismo generale che compromette prestazione e risultato.
Biancorossi subito in gol con Merkaj, servito in corridoio non lontano da Cragno, fulminato con un preciso diagonale. Una difesa, quella doriana, di statuine del presepe, con Riccio, il gendarme della zona sinistra, dustratto e molle, ma non è che i colleghi sia innocenti. Ed ecco il primo interrogativo: a sinistra non sarebbe stato più adatto Veroli, che non aveva mai tradito la fiducia?
Un vero peccato perché l’avvio degli ospiti era parso incoraggiante, con una netta superiorità, peraltro rimarcata dal pareggio firmato sei minuti più tardi da Sibilli (di gran lunga il migliore dei nuovi acquisti), che su corner e tentativo al volo di Oudin allontanato da Pietrangeli ha colpito d’incontro sotto misura con apprezzabile tempismo.
A quel punto si immaginava una gara in discesa per i blucerchiati, cui i bolzanini opponevano solo la stazza del centravanto Odogwu, un armadio a muro che ha costretto Ferrari (preferito ad Altare, disponibile ma recuperato in extremis da infortunio) a parecchi interventi fallosi e all’ammonizione. Il match proseguiva irto di spigoli, con scorrettezze su ambo i fronti e rarissime parentesi di football autentico. La Samp in retroguardia non era impermeabile e in avanti iniziava a smarrirsi e a non dare continuità al gol realizzato.
Appena prima dell’intervallo, il primo fattaccio: Odogwu, gigante scaltro, faceva cadere Ferrari (che un allenatore attento avrebbe dovuto sostituire da tempo) nell’ennesimo fallo, passibile del secondo “giallo”. Addio sogni di gloria.
Nella ripresa, che Semplici affrontava senza cambiare uomini (e limitandosi ad introdurre la difesa a quattro), la Samp controllava da par suo e, anzi, nelle fludificazioni oltre metà campo, sembrava più pericolosa dei biancorossi, tecnicamente limitati e ricchi solo di una feroce determinazione. Nel primo quarto d’ora da registrare solo un’ammonizione rimediata da Depaoli, nervosissimo sin dai minuti iniziali, e senza alcun particolare motivo.All’ora di gioco Semplici sostituiva Oudin, bravino in avvioi e poi via via sparito dal campo, con Altare per puntellare il pareggio, pur sempre un esito gradito, dati i presupposti.
Al 75′, la situazione precipitava diurante l’ennesima mschia. Depaoli, che subito non era tra i protagonisti, andava a contatto con Molina: entrambi ammoniti, ma il capitano ospite doveva prendere la via degli spogliatoi lasciando i compagni in doppia inferiorità numerica.
Ci si aspettava un assalto all’arma bianca dei sudtirolesi, ma la loro qualità davvero bassa scongiurava insidie particolari per la porta di Cragno. All’86’ però, avveniva la svolta nell’unico episodio in cui la malasorte ha inciso più della colpevolezza. Su calcio d’angolo da sinistra spizzato all’inizio dell’area, la sfera andava a colpire nettamente la mano di Yepes. Lungo consulto e viaggio dell’incerto arbitro Monaldi verso il monitor a bordo campo: era un intervento palesemente involontario, ma secondo le pazzesche regole moderne, come non indicare il dischetto? Casiraghi ne approfittava, esultando per un vantaggio più trovato che costruito. Sgravata psicologicamente da qualsiasi vincolo, la Samp trascorreva il lungo recupero proiettando palloni su palloni verso la porta rivale e in una circistanza sfiorava addirittura il clamoroso pari.
Game over e via alle recriminazioni. Un match buttato letteralmente alle ortiche, con Semplici sul banco degli imputati. Ferrari e Depaoli, ma forse anche Riccio, andavano sostituiti prima che combinassero la frittata decisiva, ma dopo il periodo iniziale, davvero promettente, qualche altro blucerchiato – Oudin su tutti, ma anche Meulensteen – avrebbe meritato l’avvicendamento.
Aver perso da un avversario così scombiccherato è stato delittuoso. Una secchiata d’acque gelida ha spento i freschi e forse prematuri entusiasmi e ora la situazione in classifica è tornata a farsi delicata proprio in prossimità della partitissima a Marassi con il Sassuolo rullo compressore. Quando mai la truppa del presidente Manfredi (allenatore compreso) metterà la testa a posto?
PIERLUIGI GAMBINO