A Empoli gran difesa, opportunismo e cambi azzeccati
E fanno quattro. Dopo Monza, Udine e Parma, il Grifone vola alto anche a Empoli confermandosi squadra da trasferta. Un successo limpido, raggiunto con qualità indiscusse quali attenzione difensiva, opportunismo,un pizzico di fortuna e anche con il raziocinio di mister Vieira, abile ad attuare i cambi giusti nel momento più critico.
Il Grifo si schiera secondo l’abituale 4-3-3 con la novità Norton-Cuffy sulla destra difensiva e Zanoli più avanti, mentre sul fronte opposto agiscono Martin e Vitinha. Primo tempo di controllo da parte dei rossoblù, davvero maiuscoli nella copertura, con un gigantesco Bini a presidiare, ma anche dai suoi compagni non si registra una sola smagliatura. Per oltre mezz’oora il match si snoda addirittura in equilibrio, ma con una maggiore lucidità dei rossoblù, che però – giunti sulla trequarti – stentano pazzescamente, in specie a destra, mentre sul corridoio mancino Vitinha, assai intraprendente, cerca spesso lo sfondamento. Pinamonti, in mezzo, è isolato ma anche in pessima giornata e fatica. Verso il finale, l’Empoli alza i giri del motore, ma Leali non corre seri rischi e chiuderà i 45 minuti iniziali solo con due puntuali deviazioni su tiracci dalla distanza. Nell’altra area un unico, lieve brivido per un’incursione di Zanoli stoppata in extremis.
Ripresa senza cambi, dopo che al 39′ Vieira era stato costretto ad inserire Sabelli per Norton-Cuffy, vittima di una ricaduta di carattere muscolare, Al primo giro di orologio, Genoa in vantaggio anche grazie alla nuova mentalità introdotta da Viera, che pretende il pressing alto. L’erroraccio nel disimpegno del portiere Vasquez trova prontissimo Vitinha, che entra in area, tocca verso Pinamonti, sulla cui conclusione respinta si avventa Badelj per il tocco decisivo. Mai in precedenza il Grifone aveva tirato nello specchio, ma che importa?
La gara parrebbe sotto controllo, ma rischia di rovinarla Martin, che perde colpevolmente palla a centrocampo, innescando un comodo contropiede. E qui ci mette del suo Vasquez, che entra netto in ritardo su Esposito: rigore non rilevato dall’arbitro Rapuano (autore di una direzione non impeccabile) ,bensì dal Var. Il match può girare di 180 gradi, ma il felino Leali (ormai chi gli può più togliere la titolarità?) si tiffa sulla destra e smanaccia contro il palo appropriandosi della palla vagante, con il canonico abbraccio dei compagni.
E’ un campanello d’allarme,che Vieira ode chiaramente. Doveroso intervenire, e in un solo colpo finiscono sotto la doccia lo statuario Pinamonti (mai entrato in partita), lo sfiancato Badelj e l’evanescente Zanoli, sostituiti rispettivamente da Ekuban, Masini e Miretti. Non solo, cambia anche la posizione di Thorsby, che avanza di qualche metro sia per pressare alto, sia per calamitare di teta tutti i rinvii lunghi dalla propria difesa. Proprio il norvegese al 68′ recupererà il pallone del 2-0, indirizzandolo verso sinistra a Miretti, sui cui cross basso, non intercettato dal portiere locale, piomba come un rapace il redivivo Ekuban. Con Vitinha ed Ekuban supportati da Thorsby, un Genoa audace e scaltro, mai rinunciatario come gli succedeva spesso ai tempi di Gilardino: e i risultati si vedono.
Ovvio, l’Empoli non ci sta e, pur rischiando un’altra capitolazione sulle ripartenze genoane, riapre la sfida al 75’con un’inzuccata di Esposito, che sicfa perdonare l’errore dagli undici metri. Un altro gol subito di testa dal Genoa: forse è un caso, ma qualcosina il trainer dovrà studiare per colmare una lacuna emersa prepotentemente nell’ultimo mese.
Il forcing finale degli azzurri – con l’acciaccato Thorsby fuori a pro del redivivo De Winter – è veemente, ma il fortino genoano regge senza crepe e gli ultimi palpiti trascorrono col Grifone in avanti, nei pressi della bandierina, per tener palla lontano da Leali e condurre in porto un successo cristallino, che rende ancor più gradevole ai quattromila commoventi trasfertisti (e a tutto il popolo genoano, che ha palpitato da casa) l’imminente brindisi di Capodanno.
PIERLUIGI GAMBINO