A Empoli molti trappoloni ma anche qualche vantaggio
Il fiammegiante secondo tempo col Napoli non ha rovinato il brindisi natalizio, reso anor più gradevole – ovviamente in tema di football – dai verdetti delle altri pericolanti, che più favorevoli non si potevano, onestamente, immaginare. Bisogna tuttavia riprendere la marcia e fissare un obiettivo pur ambizioso: un’altra mini-serie di risultati positivi.
Si parte della provincia toscana, in quell’Empoli che da sei lustri almeno sviluppa una sorta di miracolo calcistico oltreché un esempio anche per piazze più nobili. La famiglia Corsi non deflette: bilancio rigorosamente in ordine, il passo della formichina, maniacale attenzione per i prodotti del vivaio e lungimiranza anche nella scelta dei prestiti dai grandi club. In teoria, propositi logici e comuni a tutte le società di fascia medio-bassa, ma allora perché qui vengono trasformati in oro e altrove si arenano per incapacità palese della dirigenza?
Sul piano tecnico tattico il Grifo deve superare trappoloni pazzeschi. Sì perché l’undici di D’Aversa è un prodigio di organizzazione, con tutti i ruoli occupati da specialisti, senza lacune partiolari né – tantomeno – adattamenti forzosi. Questo processo naturale conduce a rendimenti eccellenti e ad una posizione di classifica invidiabile. L’Empoli produce un calcio gradevole, con un invidiabile equilibrio in tutti i ruoli e senza eclatanti punti deboli. Nell’ultimo turno ha fatto reremare, in trasferta, la lancitissima Atalanta, inchinandosi, solo nel finale, alla classi cristallina di De Kateleare, ma non si è trattato di un exploit occasionale.
Il 3-4-2-1impostato da D’Aversa, tecnico liquidato forse con troppa fretta dalla Sampdoria, è un inno all’organizzazione. La difesa non è composta da titani, ma funzionale, mentre sulle fasce la coppia Gyasi-Pezzella suscita particolari invidie e la coppia di rifinitori formata dal neozelandese (ma di origini inequivocabili) Cacace e dall’ex doriano Esposito sa come rendersi insidiosa. Niente male neppure il centravanti Colombo, di scuola Milan, che laovra per la squadra ma non dimentica mai il suo compito precipuo. Gli azzurri, ricordiamolo, hanno perso il genoaninissimo Pellegri, operato al crociato: altrimenti sarebbero ancor più tamibili.
Empoli inarrestabile? Certo che no. Forse manca un briciolo di fisicità e la ricerca ostinata del bel gioco può anche produrre qualche scompenso in zona arretrata, da capitalizzare assolutamente. Il Genoa difficilmente comanderà le operazioni, disponendo di un centrocampo più lento e meno vivace, ma nelle sue sperabilmente frequenti sortite non dovrebbe trovarsi contro un muro invalicabie. Dopo tutto, il Grifo ha vinto così sia a Monza, sia a Parma: concedendo il pallino agli avversari ma senza rinunciare all’offesa. L’Empoli è qualitativamente superiore a brianzoli e ducali, ma non appare invulnerabile.
Vieira ha fissato il c (dalla difesa a quattro non si scappa) e deve soltanto sciogliere il ballottaggio che coinvolge Vitinha e Thorsby, stavolta con il norvegese favorito anche per ragioni tattiche. Dalla scelta del mister dipenderà la collocazione di Miretti, più abile nella manovra ma assai meno robusto e sostanzioso: può tornare all’ala e restare nella zona navralgica.
Altre variazioni non appaiono all’orizzonte. De Winter si rivede in panca dopo una sosta… infinita, ma non è ancora atleticamente al “top”: presto potrebbe tornare titolare. Anche Ekhator è uscito dall’infermeria e per lui vale il discorso legato al belga.
Il popolo genoano gurda con speranza ai progressi di Balotelli, il quale nel finale col Napoli ha lanciato qualche messaggio incoraggiante, ma il suo dinamismo resta limitato e anche l’autonomia fisica non è quella ottimale. E’ probabile tuttavia che cresca il suo minutaggio, specialmente se occorresse una svolta nel risultato. Basilare, comunque, sarà garantire un po’ di… compagnia a Pinamonti, le cui spizzate a favori di compagni troppo aderenti alla linea laterale sarebbero un inno all’inutilità. D’altronde, quali alternative rimangono al mister francese? Forse il 4-4-2, modulo ritenuto obsoleto e usato con parsimonia: improbabile che venga applicato. Oppure il 4-2-3-1, altro sistema non adattissimo a Badelj, peraltro suscettibile di avvicendamento dopo un’ora.
La mira difond, comunque è limpida: bisogna resistere per ancora due match, entrambi in trasferta. Poi partirà la sarabanda del mercato, con un Rat (ex pregiato nazionale rumeno, neo consigliere rossoblù oltreché braccio destro del patron Sucu) che di calcio giocato s’intende parecchio e affiancherà il diesse attuale Ottolini con qualche conoscenza internazionale in più. Servono rinforzi, in specie a centrocampo, e possibilmente non a fine gennaio.
PIERLUIGI GAMBINO