Con Semplici è un’altra Samp, più compatta e robusta
Un punto d’oro, strappato con le unghie e coi denti al lanciatissimo Spezia. L’esordio di Leonardo Semplici sulla panca doriana regala parecchie certezze e la concreta speranza in un futuro assai meno travagliato.
Il trainer fiorentino rivolta la Samp come un calzino ottenendo riscontri più che confortanti. Si pensava ad una semplice restaurazione del collaudato 3-5-2 ed invece ecco servita una rivoluzione anche negli uomini, a pro di elementi che Pirlo e poi Sottil avevano ostinatamente accantonato. In porta torna Ghidotti, titolare di inizio srtagione, poi fatto fuori, mentre a destra si rivede Depaoli, passato da titolare fisso a fedele panchinaro. La sorpresa più clamorosa, però, concerne la cabina di regìa: si pensava tutti al soldatino Yepes e invece è spuntato a sorpresa Ricci, che non scendeva in campo da tempo immemore e si immaginava più che arrugginito. Per finire, l’altra modifica sostanziale: al centro della difesa, anche per opporsi alla fisicità degli aquilotti, il centrocampista Meulensteen, che in trincea aveva già giocato con altre maglie.Una rivoluzione copernicana con una caratteritica di fondo: spazio ai veterani e anche a giocatori che rispetto ai predecessori vantano più chili e centimetri. Precisa anche la “mission”: fare densità in mezzo al campo, dove si temeva la metta superiorità dei bianchi, anche a costo di perdere qualcosina in zona offensiva.
Ebbene, la Samp ha giocato alla pari dei quotati corregionali per tutto il primo tempo, durante il quale ha regalato una sola opportunità su errore periìsonalissimo di Depaoli, con passaggio indietro verso Ghidotti intercettato da Di Serio e conclusione a porta vuota sull’esterno rete. Per il resto, una fase difensiva sontuosa intervallata da qualche discesa in avanti: pericoloso in apertura il diagonale di Depaoli uscito di un nonnulla. Rispetto al solito, a parte la migliore organizzazione tattica, è affiorato un carattere inedito tra i blucerchiati, nessuno dei quali si è tirato indietro quando occorreva schiumare rabbia per intercettare un passaggio o correre in un disperato recupero. A livello di approccio una squadra letteralmente trasformata.
Certo, può bastare quest’atteggiamento contro gli squadroni, ma in partite più agevoli occorre anche attaccare con efficacia. E qui Semplici deve ancora lavorare parecchio, soprattutto per recuperare Tutino, ammirevole nel dinamismo e nei contrasti, ma ahinoi pasticcione quando si è trattato di avvicinarsi all’area. Il suo partner Coda si è battuto con ben altro raziocinio e in avvio di ripresa ha insidiato due volte il guardiano ospite Gori, miracoloso nella prima per svellere dall’incrocio un secco colpo di testa.
Col trascorrere dei minuti, però, è sceso un velo di stanchezza sia nell’anziano bomber, reduce da infortunio, sia in Ricci, lontano dall’ottimale ritmo partita. Gli innesti di Borini e Akinsanmiro non risultavano però terapeutici anche per il progressivo calo di tutta la Samp, che negli ultimi venti minuiti ha sofferto le pene dell’inferno. Sempre più intenso il forcing dello Spezia ormai padrone del campo: e qui saliva sul proscenio Ghidotti, che in tre circostanze sfoderava paratone da copertina su Wisniewski, Pio Esposito e Aurelio. Gli ospiti ci hanno provato sino al fischio finale, vanamente. Diciamolo: la Samp in edizione sottiliana questa partita l’avrebbe persa. Semplici invece ha subito messo a posto parecchie cose, curando la grande malata con iniezioni di esperienza, fisicità e robustezza. E siccome qualsiasi conquista parte da una difesa impermeabile, questo pomeriggio sabatale può passare agli archivi con soddisfazione. Per interrompere il digiuno di successi, che si trascina da ottobre, non era davvero il pomeriggio più adatto.
PIERLUIGI GAMBINO