Un’occasione persa ma anche il originale può essere gradito
La sindrome Ferraris (mai una vittoria casalinga da inizio stagione) resiste a qualsiasi tipo di terapia e ridimensiona le velleità di un Genoa che, in ossequio ad una tradizione trentennale, indossa i panni della crocerossina e, senza rilanciarlo perentoriamente, dota comunque il Torino, in stato comatoso da due mesi, della classica bombola di ossigeno. Il sorpasso in classifica era a portata di mano, ma i rossoblù non hanno mai creato i presupposti per concretizzarlo.
Altro che colpo del coniglio inferto ai periclitanti granata di mister Vanoli: i rossoblù hanno chiuso l’impegno casalingo senza aver tirato una volta in porta, e si tratta di un record assoluto. Se non altro, hanno inanellato il secondo “clean sheet di fila e, soprattutto, il quinto risultato utile consecutivo: meglio di nulla.
D’altronde, non è che il Torino avesse posto le basi per un’impresa corsara, anche se qualcosina di più in zona gol ha prodotto. A fine primo tempo, su cross da destra allungato da Sanabria, Vojvoda si è trovato sul secondo palo la palla dell’1-0 spedendola sulla faccia esterna del montante. Poi si ricordano due interventi (uno per tempo) non improbi di Leali e, allo spegnersi del match, la rete annullata a Karamoh per precedente bracciata di Coco. Davvero poco per legittimare il successo pieno in una gara subito trasformata in aspra battaglia in ogni zona del campo e in sofisticata partita a scacchi a livello tattico. Le due squadre, così, si sono vicendevolmente annullate, brillando in fase di recupero palla e mostrando per contro infinite lacune nella rifinitura e nella realizzazione.
Il Grifo stavolta non si è ripetuto ai livelli delle due prime recite dell’era Vieira. Come attenuante va però considerato l’atteggiamento dei granata, dotati di una fisicità strabordante, tignosi, soffocanti e disposti a continui raddoppi di marcatura in ogni zona del campo. Era arduo insomma spuntarla su avversari atleticamente superiori e mai distratti in fase difensiva.
Sarebbe servito un giocatore abile nell’uno contro uno, in grado di creare qualche superiorità numerica, ma nel Genoa si tratta di una razza estinta. Non è un caso che il migliore dei rossoblù sia stato nuovamente Zanoli, che sulla destra ha prodotto parecchie accelerate degne di nota, in specie quella nel primo tempo sfociata nell’assist a Frendrup, con conclusione a colpo sicuro respinta in extremis da Ricci. Dal canto suo, Miretti, partendo dal centro per poi decentrarsi a sinistra, ha tentato qualche dribbling, rivelatosi fine a se stesso.
Sul resto del gruppo, nell’impostazione, nulla di confortante da segnalare. Thorsby, circondato da un nugolo di antagonisti, perdeva regolarmente palla e persino Badelj commetteva inediti errori di imprecisione, ma un po’ tutti, n a turno, una volta giunti sulla trequarti sbagliavano il tocco decisivo. Pinamonti è stato sovrastato da un Coco asfissiante e nulla di più rimarchevole hanno costruito nell’ultimo spezzone di match il suo sostituto Balotelli (ancora indietro di condizione) e Vitinha, che Vieira aveva inserito al posto di Badelj, previo arretramento di Miretti in mediana.
Non un Genoa brillante, ma d’altra parte Vieira non ha i poteri di raddrizzare i piedi a certi giocatori tecnicamente rivedibili e non sempre basta perfezionare le posizioni in campo per mascherare gli antichi limiti. Se non altro, la componente agonistica e la concentrazione non hanno mai lasciato a desiderare. Sabelli e Martin sono stati ammirevoli nella lotta e nella corsa e in mezzo alla difesa il navigato Bani ha retto alla grande, supportato da Matturro che, senza cancellare dal repertorio qualche svarione nel disimpegno, ha chiuso con tempestività, favorito peraltro dalla limitata insidiosità degli avanti di Vanoli.
Stavolta bisogna accontentarsi del passettino singolo, senza disperare alla vigilia della trasferta nella Milano rossonera e della successiva sfida casalinga col Napoli. La terza linea sarà sottoposta a ben altro lavoro, ma paradossalmente godere in altre zone del campo di ben altri spazi operativi potrebbe essere assai vantaggioso.
PIERLUIGI GAMBINO