Sfruttato al meglio un evento positivo, segno di maturità
Quattro punti in due partite, e potevano essere sei: il Genoa di Vieira ha ingranato un’altra marcia, portandosi a tre lunghezze dalla zona minata e mettendosi alle spalle un bel po’ di formazioni. Il quarto risultato utile consecutivo è una squillante vittoria nella tana dell’Udinese, impresa non propriamente messa in preventivo. Anzi, si pensava tutti a 90 minuti di atroce sofferenza ed invece all’alba del match si è materializzato un episodio clamrooso, che ha spianato la strada ai rossoblù fiaccando nel con tempo le chances di un avversario annunciato in crisi di risultati e privo del difensore più efficace, Bojol. Francamente, è raro registrare un raptus cone quello offertoci da Touré, che in possesso di palla stende Zanoli con una violentissima gomitata al volto, rilevata non dall’incerto arbitro Aureliano ma dal Var e punita con l’inevitabile cartellino rosso.
Con un uomo in più dal terzo minuto, la sfida si incanala su binari favorevolissimi, ma nel calcio – è risaputo – la superiorità numerica non è sempre pronuba di un successo. Il Genoa, confermato in blocco rispetto alla gara col Cagliari, comprende che si può passare all’incasso, ma senza frenesia e fretta e soprattutto evitando di concedere il contrattacco ad antagonisti dalle leve lunghissime. A suon di insistere, ecco prima del quarto d’ora il gol liberatore frutto di un’azione avviata da Zanoli, che si sarebbe rivelato il migliore in campo: passaggio corto a Badelj, conclusione “sporca” deviata da Thorsby verso Pinamonti che, tutto solo e tenuto in gioco, aggiunge un’altra perla alla già nutrita collana di segnature all’Udinese, la sua vittima prediletta.
Il più è fatto. Sì perché i padroni di casa, pur conteggiando lìhandicap iniziale, si mostrano subito più arrendevoli e confusi del previsto. Mai un’idea felice, mai un’accelerata e in compenso innumerevoli titubatenze nei disimpegni di difensori evidentemente inadeguati. Uno di questi spdisce verso la porta Thorsby, che – scartato il portiere – riesce nell’impresa titanica di calciare a porta viota addosso all’accorrente Giannetti: pazzesco.
L’Udinese, scampato il pericolo, non dà degni di vita e continua a soffrire il pressing alto ordinato da Vieira, che pretede di recuperare palla nella metà campo rivale: missione spesso compiuta. Mai la retroguardia rossoblù aveva sofferto così poco, e anche i lievi progressi manifestati dai bianconeri in apertura di rpresa non fannto tremare un Genoa bravo anche girar palla e a guadagnarsi falli e rimesse laterali: insomma, a governare da par suo il match.
Il raddoppio, a metà tempo, è il timbro conclusivo su una sfida che non è mai realmente decollata. Qui fa tutto Zanoli, un giocatore che con Gilardino ha trascorso diverse settimane in infermeria ma anche guarito è rimasto a guardare, quasi fosse inutile alla causa. Vieira lo ha rilanciato modellandogli il ruolo (esterno alto) e ottenendo in cambio una seconda prestazione coi fiocchi, impreziosita appunto dalla discesa vincente sulla destra, con dribbling riuscito e tiro cross tesissimo… perfezionato da un tocco di Giannetti a spiazzare Okoly.
Il prosieguo di gara sarà il trionfo dell’accademia, col mister genoano che intelligentemente fa rifiatare dapprima Pinamonti, Miretti e Badelj e poi lo stesso Zanoli, per dare il contentino a riserve di lusso che nell’arco del campionato gli verranno utilissime: Vitinha, Messias, Masini e Balotelli.
Impresa firmata sul vellito. Tutto sin troppo facile: tanto che azzardare un giudizio definitivo sul nuovo corso genoano sarebbe oltremodo avventato. Ma – fatta la tara sul precoce, fondamentale vantaggio numerico – il Genoa alla francese mostrato rispetto ai tempi gilardiniani ben altra personalità e maturità, una spiccata disponibilità al palleggio, un’elevata propensione alla marcatura soffocante in ogni zona del campo. Le posizioni dei singoli calciatori sembrano riiste in meglio, ma soprattutto si è registrato un incoraggiante cambio di mentalità. Gli arcinoti limiti tecnici hanno impedito di costruire e poi finalizzare un numero elevato di opportunità offensive, ma il solo fatto che la palla ora stazioni principalmente nella metà campo rivale equivale ad una marcata imversione di tendenza.
PIERLUIGI GAMBINO