È un altro Genoa, anche la beffa finale accolta con un sorriso
C’è pari e pari. Quello contro il Como è stato un regalo giunto dal cielo, mentre questo col Cagliari è uno scherzo del destino, sufficiente a guastare la festa della resurrezione genoana e a tenere in vita un tabù, relativo alle vittorie casalinghe, che si protrae dallo scorso campionato.
Il rimpianto è infinito, e non potrbbe essere altrimenti quando il Cagliari, peraltro valoroso antagonista, raggiunge il pari verso il 90′ usufruendo di un secondo calcio dal dischetto. E se il primo fischio, registrato in avvio di gara, può starci dopo un’attenta rilettura suggerita dal Var, il secondo, quello più importante, suscita discussioni a josa. E’ tutta da accertare la fallosità dell’intervento di Martin su Piccoli: rivedendo l’azione alla moviola, pare che i due siano giunti contemporaneamente su quel pallone vagante. E qui emerge l’assurdità del regolamento che, in assenza di un evidente e chiaro errore, impedisce al Var di metterci il becco e al capitano del club danneggiato di imporre al direttore di correre davanti al monitor.
Peccato davvero, perché, anche se il Cagliari non ha demerutato il pareggio, il nuovo corso genoano, ritmato dalla metamorfosi decisa da Patrick Viera nel giro di qualche giorno, avrebbe legittimato il premio della vittoria. Se non altro, il popolo genoano è tornato a casa senza avvilimento e con la viva speranza in un futuro meno travagliato: considerazioni che non corroborano una classifica rimasta periclitante ma rappresentano un getto di luce intensa dopo il buio dell’era Gilardiniana.
Il mister francese non ha esitato a cambiare i connotati al Grifone, partendo dal modulo, un 4-3-3 meno rinunciatario e assai più propositivo, e proseguendo con una rinfrescata nella formazione: ed ecco Miretti e Zanoli (panchinaro fisso con il biellese) larghi in avanti e Thorsby a completare il trittico in mediana. La sola mossa che non si rivelerà felicissima riguarda la zona centrale difensiva: nulla da eccepire sul rientro pià che sufficiente di Bani, ma il suo partner Matturo ha ribadito un’inadeguatezza alla categoria già squadernata in svariate occasioni. Parecchi e marchiani i suoi errori, compreso il pallone perso sulla trequarti che ha dato la stura al vantaggio dei sardi. Al resto ha provveduto Thorsby, che ha la pessima abitudine di saltare staccando le braccia dal corpo: il Var lo ha pizzicato, Sozza ha indicato il dischetto e la partenza con handicap è bell’e fatta.
Si era subito capito che il nuovo Genoa avrebbe potuto rimontare. Finalmente, dopo mesi di black-out, la sfera correva rasoterra senza assurdi lanci di cinquanta metri e ogni giocatore che ne deteneva il possesso aveva almeno due soluzioni di passaggio: un inedito nel panorama precedente.
Beninteso, non un Genoa padrone di campo, ma una “squadra” e non solo un’accozzaglia di difensori. Il pari firmato a breve giro di posta da Frendrup – ogni suo sigillo è un Gronchi rosa e va accolto con la fanfara – rappresenta il frutto di una metamorfosi nella manovra collettiva.
Il Grifo – va riconosciuto – prima dellpintervallo avrebbe potuto segnare ancora con Miretti, davvero sciupone, ma anche incassare due reti, e sul secondo tentativo il portiere Leali ha compiuto una prodezza.
La ripresa ha confermato i progressi nella trama, gratificati dal vantaggio propiziato da una discesa sull’out destro di Thorsby, abile ad alzare la testa e a depositare sul piede di Miretti la palla vincente. Era l’ora di gioco: troppo presto per esultare, osservando la vivacità degli ospiti, che tuttavia non consigliava a Vieira di coprirsi le spalle. Anzi, il cambio registrato al 68′ – dentro il redivivo Messias per Sabelli con Zanoli arretrato a terzino – era il segno del nuovo corso, intonato all’offesa e alla ricerca del terzo gol. In effetti, anche grazie al brasiliano, il Genoa dipingeva più di un conrattacco armonico e pericoloso, ma senza sfondare.
Solo al 77′ dalla panca sbucavano due difensori, Vasquez (lasciato inizialmente fuori perché non al meglio dopo il recente infortunio) e Vogliacco, col sacrificio di Moretti e Zanoli. Il Cagliari, senza più nulla da perdere, ci provava con l’ex Pavoletti (parata di Leali) e all’88’ trovava in quella maniera alquanto discutibile il pari dagli undici metri. Tra i padroni di casa entravano Vitinha e Balotelli (sostituzioni già approntate sul 2-1), ma nulla più succedeva se non la finezza di Sozza che, con l’auspicio del Var, derubricava in giallo il cartellino rosso mostrato in faccia a Viola. Terzo episodio in bilico e terzo sostegno al Cagliari, che di sicuro non si potrà lamentare della direzione di gara…
PIERLUIGI GAMBINO