Novembre 14, 2024

Un altro punto giunto in extremis ma l’effetto Parma è già svanito

Genoa

Un punto caduto dal cielo, che evita un brusco risveglio dopo la magica serata di Parma. Mettiamola così: i rossoblù si sono ripresi il maltolto con la Fiorentina (dove la jella e l’arbitro di turno ne avevano combinate di ogni) ai danni di un Como che se ci fosse la Champions degli sciuponi trionferebbe a man bassa.

Dopo Inter e Roma, anche i lariani nel finale vedono sfumare iun extremis il successo a Marassi. Stavolta toglie le castagne dal fuoco Vogliacco, che su corner di Miretti (la sua sola cosa decente dopo vagonate di errori irritanti) e spizzata di Pinamonti, assesta la zampata giusta scongiurando una sconfitta che sarebbe stata oltremodo legittima.

L’effetto Tardini si sgonfia immediatamente. Basta qualche minuto per capire che sarà un’atroce sofferenza, Sì perchè i poulains di Fabregas incanalano il match sui binari della tecnica nascondendo la palla ai rossoblù che si sfiancano in mille rincorse a vuoto e non beccano letteralmente biglia. Il dominio degli azzurri è netto, incontrastato e si riflette anche nel duro lavoro cui è sottoposto il portiere genoano Leali. 

Dopo aver piantato le tende nella trequarti rossoblù, i comaschi passano sfruttando l’unico loro momento di cinismo. Pinamonti, l’eroe di Parma, appostato davanti alla propria area, passa la sfera ad un compagno che… non esiste favorendo il recupero di Fadera, che cede all’illuminato Nico Paz, assist-man a favore di Da Cunha, giustiziere dal limite.

Il vantaggio ospite non fa una grinza. Il Genoa sta a guardare, pagando la stanchezza di Badelj (che non si può permettere gare troppo ravvicinate), ma anche la confusione di tutti i suoi compagni, incapaci di produrre due passaggi di fila e surclassati in fatto di rapidità.

La gara resta un monologo anche dopo l’1-0. I lombardi giocano bellamente al torello capitalizzando un qualità di tocco fantastica e, appena persa la sfera, la riguadagnano grazie ad un avversario che, come nelle sue giornate peggiori, affida a Leali innumerevoli rilanci lunghi di cinquanta metri, così da risparmiarsi qualsiasi normalissima azione manovrata.

Il Como non è puntuto in avanti, così succede che l’occasione da gol più nitida capita al Genoa in contropoiede, ma il più giovane in campo, Ekhator (maggiorenne solo da lunedì prossimo) si fa iptìnotizzare da Reina, che con i suoi 42 anni potrebbe essere comodamente suo padre.

Nell’intervallo Gilardino spedisce sotto le docce Martin affidandosi a Miretti, che inizierà ad inanellare un raro florilegio di svarioni. Intanto, verso l’ora di gioco la banda di Fabregas cambia registro: abolito almeno in parte il palleggio, ecco il passaggio ai contrattacchi, favoriti da un Genoa sbilanciato e caotico oltreché nullo in area avversaria. 

Servirebbe il pallottoliere per enumerare le opportunità gettate alle ortiche dai comaschi. Una, ad essere sinceri, va in porto al 68′, gettamdo nella rassegnazione i soliti trentamila cuori rossoblù, ma il Var, una volta tanto favorevole, individua una posizione di fuorigioco nella partenza di Cutrone annullando la prodezza.

Lo scampato pericolo – ma quanti se ne registreranno nel prosieguo! – provoca esultanza tra i giocatori di Gila ma non cambia il loro atteggiamento. Entra Balotelli, accolto da un boato assordante, ma di lui si ricorda solo un tentato dribbling di forza bloccato con una netta trattenuta, che costa il giallo al suo diretto marcatore ma anche a lui, autore di una plateale reazione. E sono due, contando anche il cartellino rimediato a Parma: considerando l’esiguo tempo complessivo di impiego, è una sorta di record.

In teoria, il portiere ospite dovrebbe temere l’assalto dei rivali, ma nella pratica è il suo collega Leali a provare incubi a ripetizione. La sua porta è prossima a capitolare un volta al minuto e, francamente, lo 0-1 provvisorio è un inno all’illogicità ma anche allo spreco. “Ora stai a vedere che pareggiamo” – si commenta in ogni zona dello stadio, rammentando il detto, sempre attualissimo, “gol mangiato, gol subito”. 

Il colpaccio di Vogliacco punisce oltre misura i comaschi, che debbono solo recitare il mea culpa. Per il Genoa il punto strappato ad una concorrente diretta in un modo così rocambolesco vale quanto una vittoria e consente, se non altro, di restare in dirittura salvezza. La sosta può trascorrere con relativa serenità, ma resta il sospetto che la serata di gloria nella nebbia del Tardini sia stata l’eccezione e certe prove opache come quest’ultima siano la regola. 

I Grifoni non si arrendono mai, e va loro dato atto, ma con certe po’ po’ di prestazioni non c’è alcun motivo per stare allegri.

                         PIERLUIGI GAMBINO

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