Tornano i pezzi da novanta per dimenticare Cittadella
“La Samp vanta una rosa sovrabbondante e Sottil in panchina ha a disposizione una seconda squadra forte quasi quanto la prima”. Null’altro che diffusissimi luoghi comuni, che hanno un fondo di verità ma appaiono altamente fuorvianti. Che certe alternative valgano come i titolari o giù di lì è incontestabile, ma poi – gratta gratta – ci si accorge che se mancano acuni pezzi da novanta la luce di spegne e la potenziale corazzata doriana accusa parecchie falle nella chiglia.
Fuor di metafora, c’è una Samp con Kasami e una senza, e le due non si assomigliano. mile discorso vale per Meulensteen, altro pilastro insostituibile, e identico discorso varrebbe anche per Pedrola, il miglor bue della stalla, se non fossimo abituati a dovervi rinunciare.
L’anlisi preventiva attorno alla sfida casalinga col Brescia verte proprio su questi personaggi, i soli – e non ce ne vogliano Coda e Tutino, che necessitano di continui rifornimenti – in grado di elevare la squadra blucerchiata da comprimaria a protagonsta.
Kasami, vittima di un acciacchetto, ha saltato Cittadella pr precauzione, ma dovrebbe rientrare, anche se la prudenza non è mai troppa. Con lui in campo, seppur in condizioni non esaltanti, le probabilità di successo si alzano di un buon trenta per cento. Al suo fianco riecco dal primo minuto Meulensteen, che rispetto a Yepes assicura più fisicità e personalità, doti che si traducono semplicemente in rendimento. L’altro probabile escluso è Bellemo, che dall’inizio della stagione si limita ad un apporto da soldatino fedele alla causa, ma senza un guizzo.
All’insegna della rivoluzione, dovrebbe cambiare anche il terzo titolare del centrocampo. Sinora Benedetti ha giocato più dei compagni, è sicuramente nelle grazie dell’allenatore, ma la sua incidenza è sempre stata bassina. Al confronto con Ainsanmiro è forse più affidabile tatticamente, ma una Samp votata a vincere ha bisogno di correre qualche rischio in più pur di garatirsi una bella dose di brio.
Potrebbe mutare anche l’inquilino della fascia destra, zona in cui il sacrificato di turno risulta quasi sempre rimpianto: stavolta dovrebbe ritoccare a Depaoli. A sinistra, invece, Ioannou è strafavorito su Giordano.
Quanto alla difesa. Romagnoli, dopo un turno di riposo, è pronto a tornare in trincea, con Riccio nuovamente a sinistra e Vulikic sospinto in panca.
Infine l’attacco. I dioscuri non stanno attraversando un momento magico e stanno accusando troppe pause, ma pensare ad una Samp senza uno di loro appare un’assurdità. A meno che, improvvisamente, agli occhi dell’allenatore – e forse anche di qualche dirigente – Borini non appaia come un’alternativa da tenere in considerazione. Ipotesi, ora come ora, scarsamente plausibile.
Resta da sviscerare il tema più stuzzicante: Pedrola. Già, come utilizzarlo? Il gioiello a Cittadella ha emesso fasci di luce nel buio totale del gioco blucerchiato, ma è utopia pensarlo in campo per novanta minuti. L’idea prevalente è di un iniziale accantonamento, per poterlo sfruttare come sontuosa carta alternativa nell’ultima mezz’ora o – chissà – per un tempo intero. Il popolo doriano lo invoca e si aggrappa alle sue deliziose giocate, ma non è il caso di tirare troppo la corda.
Piuttosto, dove e con chi schierarlo? Se servisse segnare (più che difendere un vantaggio), sarebbe opportuno mantenere in campo entrambi i bomber, ideali destinatari delle sue illuminanti imbeccate, con l’esclusione di uno dei centrocampisti. Ed ecco il passaggio alla 3-4-1-2 o alla 4-3-1-2, con lo spagnolo libero di spaziare nella terra di nessuno, magari partendo dal centro-sinistra, la sua fetta di prato preferita.
Quali che siano le scelte sottiliniane, la truppa doriana è conscia di dover girare l’interruttore rispetto alla partitaccia in terra veneta. Il sostegno dei tifosi amici può rendere più agevole il compito, ma è nella mente dei singoli calciatori che deve avvenire la metamorfosi.
Arriva il Brescia, altra formazione non al “top”: ergo, guai a non approfittarne. In estate il presidente dei lombardi, il vulcanico Cellino, aveva tuonato contro la Lega, accusandola di favorire la sopravvivenza e il successivo mercato della Samp: segno che le sue ambizioni non erano quelle di un campionato decoroso e basta. Anche la presenza in panchina di un vecchio bucaniere come Rolando Maran era un segnale di forza. Adesso il mister trentino è sulla graticola e in caso di ulteriore passo falso farà le valigie. Di sicuro i due punti raccolti nelle ultime quattro gare rappresentano una miseria e con lo Spezia nell’ultimo turno solo un calcio fermo dal limite calciato dal belga Verreth ha scongiurato una cocente sconfitta casalinga.
Tra le Rondinelle non mancano i nomi noti (i difensori Cistana e Adorni, il centrocampista Bjarnason, le punte Borrelli e Juric, il rifinitore Olzer) ma la manovra non ingrana. Non mancano esperienza e fisicità, condite con un pizzico di malizia, ma la fase di impostazione è balbettante l’iniziale tranquullità è evaporata. Tocca alla Samp capitalizzare questi presupposti per imporre la propria concretezza. E pazienza se l’estetica dovesse ancora lasciare a desiderare.
PIERLUIGI GAMBINO