Martello o incudine, il Genoa questa volta se ne starà quatto quatto
“Se sei martello batti, se sei incudine statti”: un detto popolare che Enrico Preziosi ripeteva spesso. Per il Genoa è il momento di starsene quatti quatti a proteggere sin quando possibile il tesoro (vedi lo 0-0 di partenza) più che a cercare improbabili avventure in avanti. Il quadro non è mai stato fosco come adesso: forse peggiore addirittura rispetto ai tempi magri dell’annata retrocessione. Se non altro, c”è la speranza di metterci una pezza a gennaio, ammesso che si trovino le risorse necessarie, ma al mercato di riparazione mancano due mesi abbondanti, con un mare di partite da amministrare più che da affrontare a viso aperto. E la prima, nella tana dell’Atalanta, equivale ad una salita in quota col venti per cento di pendenza e cinquanta chili sulle spalle.
Lo stop di Frendrup è l’ennesimo scroscio di pioggia su un terreno già imbevuto d’acqua. Già a ranghi completi il centrocampo rossoblù non appariva brillantissima: figuriamoci senza pilastri del calibro del norvegese, di Badelj, Malinovskyi e Messias, che è in ritiro con i compagni ma difficilmente sarà rischiato prima della provvidenziale sosta. Restano tre uomini per ossequiare le esigenze numeriche, ma Bohinen (il regista), Thorsby (la diga) e Miretti (il rifinitore, ancora alla ricerca di una condizione accettabile) compongono un reparto raffazzonato e di caratura modesta. Alle loro spalle scalpitano (si fa per dire…) il 19enne Kassa, che ha esordito sabato scorso, e Melegoni, richiamato in servizio in tutta fretta (con l’esclusione del lungodegente Malinovskyi dal gruppone dei 25) ma da ricostruire sia a livello atletico, sia (soprattutto) nell’approccio mentale.
Gilardino è abituato ad arrangiarsi e, al pari dei dirigenti, si starà ponendo il dubbio riguardo al livello della preparazione atletica. Sì perché una serie così nutrita di infortuni muscolari non può essere solo uno scherzo del destino.
Chiusa la parentesi collaterale, occorre assemblare una formazione dignitosa. In difesa, se non altro, non ci sono defezioni pesanti: tanto che il mister può permettersi di rilanciare Vogliacco concedendo riposo a De Winter, che tra ammonizioni e fatali errori individuali non sta attraversando un periodo felicissimo.
Persino sulle fasce c’è abbondanza: Zanoli potrebbe ancora spuntarla su Sabelli, ma è necessario che accresca la predisposizione al filtro, perché altrimenti saranno dolori. Senza contare che all’orizzonte si scorge Norton Cuffy, finalmente pronto a rendersi utile. A sinistra dovrebbe tornare Martin, altro elemento che non brilla nella copertura, ma Ahanor, visto all’opera contro la Juve, non appare ancora proponibile di fronte ad attaccanti di vaglia.
Ci sarà da soffrire tremendamente e, almeno sinché durerà lo 0-0, occorrerà anche l’aiuto tangibile di Pinamonti e Vitinha, sperando che non si sfiatino e che mantengano un briciolo di energia nel caso in cui si dovesse recuperare nel punteggio. Mancando ancora Ekuban (altro ospite dell’infermeria), si tengano pronti sia Ankeye sia Ekhator, ai quali si dovrà probabilmente ricorrere in corso d’opera.
Altro il convento non passa, e con tali premesse si annuncia una sfida non scontata nel verdetto ma assolutamente impari. En non si pensi che la Dea si sia stancata nel mercoledì di Champions: lo Shakhtar è stato avversario talmente morbido da trasformare la sfida in un allenamento sostenuto. Unica conseguenza… favorevole al Grifo, gli infortuni ai difensori Djimsiti e Kossonou, che obbligheranno Gasp ad arretrare in terza linea De Roon, avvicendato da centrocampo non da uno sconosciuto, ma da Pasalic.
L’Atalanta in campionato sta balbettando, ma è improprio parlare di crisetta. Il suo potenziale offensivo è terrificante, in specie se rapportato alla miseria di quello genoano. Sarà della gara anhe Retegui (risparmiato in Coppa), che a Bergamo, in una squadra che gli offre munizioni a josa, si sta divertendo parecchio e non rimpiange di certo l’esperienza calcistica genovese.
Ultima nota: sulle scalee dell’”Atleti Azzurri d’Italia” non potranno comparire i genoani, principali vittime della follia di qualche loro presunto (molto presunto) compagno di tifo. Così i ragazzi di Gila, che avrebbero bisogno di un sostegno caldo e continuato, saranno ancora una volta soli: proprio come sabato scorso.
PIERLUIGI GAMBINO