La Juve è una big, il Genoa può giocare con l’animo libero
La scorsa estate il nuovo corso “risparmioso” della Juventus ha fatto comunque registrare otre 100 milioni come saldo negtivo di mercato, ma dai tempi di Cristiano Ronaldo il passivo globale ha superato quota 800 milioni. A petto di certe cifre, i 200 milioni accumulati dal Genoa durante l’era Preziosi appaiono noccioline e il cospicuo bilancio attivo dell’ultima compravendita li ha nettamente limati.
Peccato che i denari accantonati non scendano in campo e procurino generalmente (pur con le dovute eccezioni) un indebolimento tecnico.
Alberto Gilardino ha preso atto sin da fine agosto che per il suo Grifo sarebbe suonata un’altra musica meno soave ed ora – archiviato un derby concluso nel modo più beffardo ma non ingiusto – è costretto ad ammettere che il perioco attuale è il più delicato della sua intera gestione. E’ un Grifo ferito nel morale e nel fisico quello che affronta la rinnovata Madama di Thiago Motta in un match che, sulla carta, si dovrebbe rivelare impari.
Ma attenzione: il passato non certo remoto aiuta a credere che il verdetto non sia così scontato. Il Genoa è da anni specializzato nell’arrestare o almeno rallentare la corsa delle “grandi”. Anche in questo avvio di travagliatissima stagione, l’Inter campione d’Italia e l’ambiziosa Roma hanno lasciato due punti pesanti a Marassi. Un caso? Sino ad un certo punto , e qui occorre chiamare in causa non solo la tattica ma anche la psicologia. Che la fase difensiva del Grifo sia efficace e atta a bloccare anche gli attacchi più prolifici è ormai conclamato, ma a questo punto – tenendo anche conto delle gare perse contro le provinciali Verona e Venezia e il derby pareggiato – si può anche parlare di sindrome da obbligo di far risultato. In soldoni, se Bani e soci scendono in campo con l’assillo del successo e consapevoli di aver molto da perdere e poco da guadagnare si smarriscono, contrariamente a quando fronteggiano una “big”.
La Juve è sempre la Juve, anche rinnovata appartiene al novero delle primattrici, sicché il Genoa può trovare, in teoria, terreno fertile, ma si fa fatica a prevedere una strenua e fruttuosa resistenza, proiettata sugli interi 90 minuti, pur tenendo conto che in campionato Madama proviene da tre turni senza un solo gol all’attivo. I rossoblù restano competitivi in fase difensiva, ma di recente è emersa qualche piccola crepa, sufficiente a stemperare la fiducia.
Gila dovrebbe affidarsi al trio più collaudato, con l’ex De Winter in trincea dopo aver riposato contro la Samp, e a centrocampo riproporrà una cerniera di rubapalloni, con il robusto Thorsby a far legna al fianco di Badelj e Frendrup.
Probabile una novità sulla fascia destra, con Zanoli – brillante nella fetta di derby disputata – al posto di Sabelli, alle prese con una noia muscolare.
Basterà? Molto dipende dagli attori di cui sopra, ma altrettanto dalla forza penetrativa dei bianconeri, ancora da pesare. Thiago Motta ha sempre più nostalgia di Kirkzee, sontuoso “falsuo nueve”sul quale aveva fondato il Bologna delle meraviglie. Quel tipo di gioco non è proponibile se l’uomo più avanzato è Vlahovic, un individualista non certo aduso a lavorare per i compagni, Ora il tecnico juventino (ex apprezzatissimo a Genova) sta studiando qualche contromossa, in primis il 19enne Yildiz più vicino al serbo, sempre con Koopmeiners e Gonzalez alle spalle, mentre nella mediana dovrebbero esibirsi il ritemprato Locatelli e l’americano McKennie, col sampierdarenese Cambiaso a spingere sull’out di sinistra.
Il canovaccio della sfida, almeno sin quando reggerà lo 0-0, è agevolmente prevedibile: Juve padrona del campo e Genoa proteso a fare densità davanti a Gollini, a costo di isolare in avanti i due attaccanti designati, presumibilmente Pinamonti e Vitinha., il cui compito, anche con l’appoggio dei compagni, appare improbo, considerando che la porta bianconera è ancora intensa dall’inizio delle ostilità: 450 minuti e… spiccioli senza dispiaceri! D’altronde, Bremer è un muro e il suo partner – che sia Danilo o Gatti fa poca differenza – una garanzia assoluta, cui aggiungere il rendimento di Kalulu, terzino destro improvvidamente regalato dal Milan.
Alle punte genoani servirà una bella dose di cinismo in zona gol, ma da loro si attende anche un contributo fattivo in fase di filtro. E se i torinesi dovessero sbloccare il risultato, Gila calerebbe la carta Miretti, confidando che i suoi trascorsi juventini lo stimolino particolarmente: appena tornato in campo, il centrocampista avanzato può comunque offrire sprazzi di classe, confidando che i compagni sappiano sfruttarli. Occhio, poi, ad Ankeye, che nello spezzone di derby disputato ha messo in mostra velocità e tecnica.
PIERLUIGI GAMBINO