Settembre 20, 2024

A Venezia per il bis di Monza senza pensare al derby

La trappola è costituita dalla classifica. Sposando le sue provvisorie risultanze, è automatico l’interrogativo retorico: come può una squadra che ha saputo fermare Inter e Roma oltreché vincere a Monza, temere la cenerentola Venezia? Poi ci si ricorda che il Verona, ha maramaldeggiato a Marassi, dimostrando che le provinciali, a volte, si rivelano più sdrucciolevoli delle “big”, e allora sulla fiducia sfrenata cade una patina di realismo.

Certo, le premesse non si possono ignorare. Il Genoa ha già battuto i lagunari in amichevole estiva esprimendo una superiorità nettissima, e i primi vagiti del precampionato hanno rafforzato il divario che sulla carta caratterizza le due formazioni: come dire che i rossoblù, se applicati e attenti secondo le direttive gilardiniane, dovrebbero comodamente sfangarla al Penzo e – chissà – tentare un altro colpaccio esterno.

Il tecnico biellese punta sulla forza mentale di un gruppo che raramente sbarella concedendosi agli avversari. Può aver sbagliato nel primo tempo con la Roma, ma si è riscattato ampiamente dopo l’intervallo. La speranza – ma potremmo anche definirla una previsione – è che il Venezia, in ossequio alla mentalità propositiva del suo allenatore, l’eternamente discusso Di Francesco, giochi alla garibaldina, punti all’arrembaggio e inevitabulmente si scopra in fase difensiva favorendo le ciniche ripartenze dei rossoblù. I neroverdearancio (e scusate questa sequela cromatica, figlia di una fusione con la vecchia Mestrina) esprimono un football gradevole, sul piano del palleggio non sono inferiori, ma poi si perdono nei pressi dell’area avversaria nonostante l’irruenza del bomber Pohjanpalo e le qualità degli esterni avanzati Oristanio e Yeboah (solo omonimo dell’ex rossoblù). In retrovia, poi, non sempre reggono e concedono troppe opportunità all’avversario di turno. Sta al Genoa trarne profitto e porre le basi per un bis esterno. Sulle fasce, per finire, Di Francesco schiera un ex rossoblù, Candela (che nel Grifo, forse troppo giovane, non si coprì di gloria) ed un genovese di Oregina, il navigato Zampano.

Gilardino è un nemico delle avventure legate al calcio e ha sempre annesso una certa importanza alle condizioni fisiche contingenti dei propri atleti. Per sovrammercato, la sfida in terra veneta è programmata a quattro giorni da una parentesi agonistica che tecnico e calciatori si risarmierebbero volentieri: la stracittadina di Coppa Italia. Un evento che, inutile negarlo, attizza i tifosi ma è condizionante e certamente consiglierà il mister di non proporre in campionato elementi appena rimessi in sesto dopo una più o meno lunga assenza. Il riferimento è in primis a Bani ma anche a Messias: due titolari fissi con i muscoli di cristallo.

Da qui l’intenzione più che logica di spedire in panchina i convalescenti e affidarsi ad un undici non distante da quello d’avvio con la Roma. Due soli i potenziali innesti: Malinovskyi a centrocampo con l’uscita di Thorsby e Vitinha in avanti col sacrificio di Ekuban, il quale – per dovere di cronaca – aveva timbrato nella platonica sfida di luglio. Altamente improbabile, invece, un passaggio alla difesa a quattro invocata da tre quarti di tifoseria e decisiva domenica scorsa per girare l’interruttore dopo l’intervallo: mister Alberto la inquadra sempre come una disperata forzatura.

In casa Venezia, dopo la scoppola rimediata a San Siro, Di Francesco cerca la strada maestra per usdire dalla crisi, ma non è che disponga di ltrernative a josa. Una modifica è obbligata: al posto dello squalificato Nicolussi Caviglia, ecco a centrocampo Busio, arretrato dalla linea d’attacco. Il modulo cambierà senz’altro: dal 5-3-1-1 che non è nelle corde del trainer abruzzese al suo cavallo di battaglia, il 4-3-3, con i terzini molto alti in fase di possesso e anche i mediani a trazione anteriore. Assetto rischioso, e non poco.

Gara abbordabile, vale ripeterlo, per un Grifone sul pezzo e con la testa non protesa già al derby. Gila non deve correggere più di tanto la fase difensiva, già funzionante, ma dalle punte si attende un concreto passo avanti. Pinamonti aiuta parecchio nel filtro, ma il suo compito – al pari di quello del suo partner, chiunque sia – è principalmente quello di buttarla dentro, magari stazionando più frequentemente al limite o dentro l’area. A Monza l’impresa è riuscita, ma non sempre si centra il bersaglio al primo (e unico) colpo. Che tocchi ai bomber farsi vedere o ai compagni servirli a dovere, è un quesito di lana caprina.

                            PIERLUIGI GAMBINO

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