Novembre 26, 2024

CINISMO E COMPATTEZZA LE ARMI DI UN GENOA CHE NON MOLLA MAI

A giudicare i novanta minuti più recupero di Monza, si potrebbe parlare di solito Genoa, identico a quello commentato frequentemente nello scorso campionato, ma con una differenza sostanziale: mentre, in passato, arrivava puntuale il golletto avversario nel finale a sancire un amaro verdetto, stavolta la porta genoana è rimasta inviolata e in compenso quella antagonista ha visto passare un pallone decisivo.

Ad essere onesti, poteva finire almeno in parità, ma il Grifo si è guadagnato il successo con le unghie e con i denti, evidenziando qualità che nell’attuale serie A possono portarti parecchio in alto. Intanto, il team brianzolo, cone tanti che l’ahnoo preceduto, è caduto nella trappola tesa da Gilardino, un maestro riconosciuto di calcio difensivo: contro il suo Genoa nessuno si diverte, e non si tratta di un caso. I rossoblù hanno giocato con organizzazione e compattezza ammirevoli: ogni varco veniva presidiato con la massima puntualità. I biacorossi in realtà un pallone nel sacco l’hanno buttato, con Daniel Maldini, ma una bandierina legittimamente alzata del guardalinee, a segnalare un offside in avvio di azione, ha salvato gli ospiti. Nel finale un pallone velenoso crossato da Caprari ha attraveraato tutta l’area genoana andando ad incocciare nel palo e poia finire tra le braccia accoglienti del portiere Gollini: colpo di fortuna, ok, ma quella non era una conclusione in porta, sicché i lombardi hanno ben poco da recriminare.

Analizzato ampiamente lo “zero” nel tabellino delle reti incassate, non ci resta che plaudire alla prodezza di Andrea Pinamonti, sul quale era piombato tutto il peso dell’eredità di Retegui. Finché il fiato e le gambe lo hanno sorretto, il trentino è stato bravissimo come uomo-sponda e prima del riposo ha letteralmente inventato il vantaggio con uno stacco imperioso ed una perentoria zuccata che ha indirizzto la sfera nell’angolino basso. Lui, unico genoano circondato da un nugolo di difensori biancorossi, li ha buggerati tutti dimostrandi – già all’esordio con a maglia del Grifo – di quale pasta è fatto. E insieme a lui va rimarcata la qualità del cross di Sabelli, già decisivo dalla fascia contro l’Inter,

La ripresa è stata quasi un monologo monzese, ma nel taccuino della cronaca, oltre al casuale montante colpito da Caprari, compare in primis quel rigore in movimento che Thorsby – confermatosi dotato di piedi plebei – ha indirizzato fuori: sarebbe stato il 2-0. Per il resto, Gollini non ha dovuto sbrigare un lavorone: colpa degli avanti locali, non certo inarrestabili, ma merito soprattutto di un Genoa che, pur aggredito e messa alle corde, ha scansato meritoriamente ogni colpo con una vigoria ed un attenzione ammirevoli. Bravi tutti, compreso Vogliacco, che già nel primo tempo aveva sostituto Bani, vittima dell’ennesimo guaio muscolare degli ultimi anni. 

Certo, questo Genoa fatica parecchio a tenere palla e congelare le partite, ma che importa? Il dato relativo al possesso palla è assolutamente secondario nel calcio d’oggi. Forse, altre gare del genere non avranno identico epilogo, ma intanto godiamoci una classifica che vede il Genoa lassù in cima. E non si tratta assolutamente di felicissime congiunzioni astrali ma di un premio più che meritato.

                     PIERLUIGI GAMBINO

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