A MONZA UN GRIFONE DECISO A FERMARE UN’AVVERSARIA DIRETTA
Per un campionato intero si sono contese l’undicesima piazza, la vetta della colonna a sinistra. L’ha spuntata, con un fantastico rush, il Grifone, ma adesso il Monza è pronto ad una nuova sfida: ed intanto, rossoblù e biancorossi stanno guatando il Toro, indebolito per l’ennesima estate dal suo ineffabile presidente.
Brianzoli e rossoblù si riaffrontano in una sfida forse precoce ma sicuramente pregna di curiosità.
La banda del Gila ha il morale alle stelle per il pari contro la capolista, che vale abbondantemente quanto una vittoria e si approccia alla contesta tra provinciali di lusso con l’animo disteso di chi può e vuole giocarsela con serenità.
Si annuncia una sfida meno impari, ma con caratteristiche non dissimili da quella d’esordio. Dopo tutto, il Monza, anche con la gestione Nesta – l’ex Palladino è finito al Bologna – insegue un clcio spumeggiante, veloce, incisivo, a costo di correre qualche rischio di troppo in retrovia. La sua caratura non è grnché mutata rispetto al passato, anche se il portiere Di Gregorio ha sposato la Vecchi Signora, Valentin Carboni è rintrato a Casa Inter, Colpani è finito a Firenze, ma parecchi punti di forza sono rimasti e qualche rinforzo è pur sempre arivato: in primis Daniel Maldini, che da semplice figlio d’arte è improvvisamente diventato un fantasista da Nazionale. Squadra collaudata, quella brianzola, con un pacchetto di rincalzi dal nome altisonante ma forse un po’ usurati. Da dove possono arrivare i pericoli per la porta di Gollini? Dal colosso Petagna, dall’ex azzurro Pessina, da Bondo coloured francese. Nulla di trascendentale, ma neppure da prendere sottogamba.
Il Genoa proverà a comandare il match, ma se anche non riuscisse nell’intento, avrebbe la terapia efficace per spegnere la verve dei monzesi e arrecare più di un’insidia al baby portiere Pizzignacco, titolare provvisorio in attesa di un guardiano più scafato.
Gilardino è conservatore convintissimo e difficilmente rivoluzionerà il primo undici dell’avventura stagionale. Ma attenzione: Vasquez è ormai pronto a riconquistare un posto al sole e ad affiancare l’immarcescibile Bani (troppo criticato per aver concesso la fatal testata all’interista Thuram) e il prescelto tra De Winter e l’emergente Vogliacco. Insomma, quattro degnissimi concorrenti per tre maglie.
Sulle fasce non ha rivali Martin, mentre Sabelli appare più maturo e difensivamente più propenso di Zanoli, che tra qualche mese potrebbe rubagli il posto, ma per ora è indietro nelle gerarhie.
Anche a centrocampo ci si avvia ad una serie di conferme, con Messias ancora una volta preferito a Thorsy, il cui atletismo potrebbe risultare determinante in corso d’opera. D’altronde, non si profilano stuzzicanti alternartive, considerando che Miretti è ancora in bacino di carenaggio (ennesimo innesto che giunge a Genova con qualche problema fisico) e Bohinen è uscito da tempo dai radar gilardiniani.
Per finire l’attacco, più croce che delizia per l’allenatore, che finalmente può scrivere in distinta il nome di Pinamonti, destinato – salvo ripensamnti, comunque da non escludere – a restare in panca si quando non dovesse rivelarsi utile il suo apporto. Certo, una mezz’oretta dell’ex Sassuolo potrebbe avere una certa incidenza, considerato che Vitinha è una seconda punta (a malpartito se spostato più avanti) e Messias dice 33: vero che con l’Inter ha timbrato oltre il 90′, ma una soluzione di riserva è meglio approntarla, in attesa che Ekuban, ormai guarito dal recente infortunio, ritrovi un’accettabile condizione fisica.
Gara aperta e, sulla carta, equilibrata, come si era rivelato il confronto dello scorso anno al Brianteo, deciso dalla consueta distrazione dei rossoblù nel finale di match. Stavolta il nuovo-vecchio Genoa dovrà soprattutto scongiurare sbilanciamenti in avanti come quello costato il secondo gol nerazzurro. Con un’accettabile disciplina tattica, difficilmente i rossoblù torneranno in Liguria con la valigia vuota.
PIERLUIGI GAMBINO